L’utilizzo combinato delle indagini geofisiche permette, attraverso la caratterizzazione dei terreni, di studiare i meccanismi di una potenziale frana o di una frana già attiva.
La sismica a rifrazione e la tomografia elettrica forniscono sezioni dettagliate del profilo del “bedrock” e della superficie di scivolamento. Il facile trasporto degli strumenti di misura ed il loro minimo impatto ambientale rendono questo tipo di indagini geofisiche ideali per studiare aree remote e difficilmente accessibili.
Le nostre indagini permettono di verificare:
Il metodo geoelettrico nelle indagini geofisiche sfrutta le proprietà di rocce e sedimenti (terre) di condurre in modo diverso la corrente elettrica. Il parametro che viene misurato è la resistività elettrica che dipende dalla porosità, dalla permeabilità e dal contenuto ionico dei fluidi di ritenzione.
La Tomografia elettrica rappresenta un’evoluzione recente dei Sondaggi Elettrici Verticali (S.E.V.), ed è funzionale grazie ai notevoli progressi dell’elettronica digitale e della modellistica geofisica. A seconda della distanza reciproca tra gli elettrodi che immettono la corrente e gli altri che la misurano, si possono investigare profondità sempre maggiori di terreno. Vengono usati array diversi a seconda della problematica da indagare, in generale i più utilizzati sono: Schlumberger, Wenner, dipolo-dipolo.
La tomografia elettrica è un metodo di acquisizione ed elaborazione del dato che restituisce rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali ad alta risoluzione delle caratteristiche elettriche del sottosuolo, e permette una ricostruzione elettrostratigrafica di questo.
La sismica a riflessione è una metodologia largamente utilizzata nell’esplorazione del sottosuolo per riconoscere l’assetto stratigrafico e strutturale dei corpi geologici: geometrie deposizionali, stratificazione, superfici di discordanza, faglie, sovrascorrimenti, etc.. Consente di effettuare una ricostruzione, molto fedele, delle porzioni sepolte della superficie terrestre e può essere applicata in qualsiasi ambiente, terrestre, marino e di transizione (fluviale, lacustre, deltizio).
Nella sismica a riflessione non viene misurato solo il tempo di primo arrivo dell’onda elastica ai singoli geofoni, ma viene effettuata una accurata analisi dei treni d’onda ricevuti, attraverso la quale si giunge a riconoscere i segnali provenienti dalle superfici di separazione di terreni caratterizzati da differenti velocità sismiche. In questo modo sarà possibile risalire non solo alla profondità delle diverse superfici incontrate, ma anche di stabilirne con esattezza la geometria, l’estensione e le reciproche relazioni tra i corpi che esse suddividono.
Per raggiungere questo scopo è ovviamente necessario uno stendimento con geometrie ben più complesse, dotato di numerose energizzazioni, numerosi geofoni, e l’utilizzo di apparecchiature di registrazione in grado di registrare con un elevato grado accuratezza i diversi segnali in arrivo. I segnali registrati, inoltre, richiedono una fase di processing, attraverso la quale i singoli arrivi vengono elaborati, amplificati, sommati, filtrati, migrati in modo da eliminare ogni eventuale disturbo sia esso organizzato (come gli arrivi delle onde dirette in superficie) che aleatorio quale, ad esempio, i disturbi ambientali: passaggi di navi o di mezzi pesanti, rumori di motori, vicinanza a centri abitati. Il risultato finale sarà un elaborato grafico denominato “sezione sismica”, nella quale viene evidenziato l’andamento delle superfici di riflessione provenienti dal sottosuolo (che costituiranno un insieme di riflettori sismici) che segnaleranno la presenza delle varie discontinuità incontrate (strati, contatti litologici, contatti tettonici).
L’indagine si basa sulla misura dei tempi di percorso dalla stazione energizzante ad una successione di stazioni riceventi (“geofoni”), attraverso la quale è possibile dedurre le velocità e gli spessori degli orizzonti in cui si propagano le onde elastiche generate. Ottenendo informazioni sulla natura e la struttura del sottosuolo, per profondità che variano da pochi metri fino a varie decine di metri. La strumentazione necessaria è costituita da un stazione di registrazione, il “sismografo” e da una serie di geofoni che vengono equispaziati lungo uno “stendimento sismico”.
Il sismografo registra l’attimo in cui viene generata la perturbazione elastica ed i tempi di arrivo delle onde a ciascun geofono. Il “sismogramma” generato illustra la registrazione completa del segnale ricevuto ed amplificato da ciascun geofono. Le sorgenti di energia possono essere costituite da cariche esplosive, cannoncino sismico, caduta di un grave, mazza 5-10 kg e vibratore.
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